Coronavirus COVID - 19 impatto emotivo e danni collaterali
Cosa accade nella nostra mente quando un trauma violento come quello di un'epidemia, che mette a rischio la nostra vita, c'investe con violenza improvvisa, con tutto il suo carico d'incertezze. Come risponde il nostro organismo fisico e mentale al trauma, come andrebbe gestito lo stress consequenziale e quali danni collaterali lascia in eredità.

Negli esseri umani le emozioni giocano un ruolo fondamentale, specie nelle situazioni traumatiche, come nell'attuale epidemia di Coronavirus COVID-19, che sta avendo un importante impatto psicologico sulle persone.
I meccanismi che
sottendono le risposte conseguenti a un input emotivo attengono
all'integrazione dei tre cervelli di MacLean: quello rettiliano del tronco
encefalico, che regola i comportamenti più istintivi e le reazioni del corpo;
quello limbico che è il regno delle emozioni; e quello della neocorteccia
prefrontale che svolge i processi mentali superiori, come la logica e la
ricerca di significato.

Il primo segnale nelle situazioni traumatiche, come lo è quella del Coronavirus, è sempre una risposta da stress, con uno stato di allerta o tensione, determinato dal fatto che il virus fa paura perché invisibile, ignoto, virale nel senso del comune sentire e quindi percepito come un pericoloso predatore inarrestabile, che ci fa sentire impotenti dinanzi a qualcosa di sconosciuto e ci rende vulnerabili. In condizioni normali, a uno stato di allerta e tensione, si risponde con una gestione cognitiva dell'emozione, che porta a una fase di adattamento ed esaurimento della risposta da stress.

A livello cerebrale, il sistema limbico con l'amigdala, archivio mnemonico delle emozioni, si mette in stretta comunicazione con la corteccia prefrontale, sede dei processi cognitivi. La corteccia mette ordine razionalmente alla parte emotiva, determinando prima una risposta di adattamento e conseguentemente la risoluzione della crisi emozionale, modulando le manifestazioni somatiche istintive promosse dal tronco encefalico.

Se però la condizione di stress persiste, c'è il rischio che tale scambio d'informazioni venga meno, con un precipitare degli eventi, con conseguente ansia, panico, deflessione del tono dell'umore e somatizzazioni, senza trascurare, come vedremo, alcune risposte comportamentali apparentemente normali e strettamente correlate ai tratti caratteriali e di personalità.

Così, ad esempio, il soggetto tendenzialmente ansioso, potrà reagire preoccupandosi di gestire l'incertezza dei giorni a venire, potrà fare spese esagerate per improponibili scorte alimentari, tenendo l'orecchio teso verso notizie preoccupanti veicolate dai media.

Il tendenzialmente ipocondriaco chiamerà agitato il suo medico, perché somatizzando tutti i sintomi dell'infiammazione virale, si sentirà in perenne condizione di pericolo, riferirà tutti i sintomi che ha profondamente studiato rigorosamente sul web, ma di cui chiede conferma, aggiungendo particolari molto dettagliati sui segnali che, a suo dire, il corpo gli manda, vivendo con profonda angoscia e sofferenza ogni momento della giornata.

Chi ha tratti caratteriali ossessivo compulsivi si preoccuperà di inondare, ora per ora, le sue mani e tutte le superfici con cui va in contatto con amuchina e prodotti similari, misurando con attenzione millimetrica la distanza suggerita, controllando diverse volte al giorno la temperatura corporea, indossando la mascherina protettiva sul viso facendola diventare parte di sé.

I borderline, da un lato si dimostreranno consapevolmente bravi cittadini nel rispettare le norme anti contagio previste, ma contestualmente si lamenteranno di non potere uscire da casa e di essere rimasti bloccati.

I sociopatici assumeranno un atteggiamento di ostentato menefreghismo, non si adegueranno alle norme anti contagio, giungendo perfino a giustificare come normale la morte dei soggetti più deboli e indifesi.

I narcisisti, eternamente ripiegati su se stessi e forti dall'immaginare di possedere un io indistruttibile, tenderanno a minimizzare e considerare l'infezione al pari di una banale influenza e, come tale, considerarla incapace di colpirli personalmente.

I sospettosi, tendenzialmente paranoidi, elaboreranno idee complottistiche che servono a far crollare l'economia e il sistema capitalistico.

I più pessimisti deborderanno verso una deflessione del tono dell'umore, perché immagineranno le condizioni più infauste e drammatiche, cercando continuamente conferma della loro negativa visione del mondo, diffidando degli ottimisti che considereranno superficiali.

I soggetti sfuggenti, per via del loro innato atteggiamento evitante, considereranno la situazione generale quasi del tutto normale. Per loro, già di per sé asociali, l'isolamento obbligatorio è vissuto come una fortunata opportunità di non frequentare la gente e di evitare la loro riottosa attitudine a rifiutare i contatti fisici.

Sia ben chiaro che tali tratti possono anche comparire simultaneamente, in maniera in parte prevalente, nello stesso soggetto.
Queste manifestazioni cliniche sono espressione di due meccanismi che tendono ad autoalimentarsi a vicenda: l'asfissia emozionale e quella cognitiva, quest'ultima strettamente legata alle distorsioni cognitive. Entrambi precipitano la persona in un cortocircuito emozionale.

Prenderemo in singola considerazione l'asfissia emotiva, quella cognitiva, il cortocircuito emozionale, come gestire lo stress e finiremo con alcune considerazioni sul futuro e su quello che ci lascerà in eredità la pandemia Coronavirus.

Asfissia emotiva
In ogni circostanza si prova un'emozione che è archiviata nel cervello limbico. Le emozioni influenzano il modo di funzionare degli organi attraverso i sistemi psiconeuro, endocrino e immunitario (PNEI), i quali comunicano, con il corpo, le gioie e i disagi della mente.

Il corpo, in tal senso, è un collettore finale tra ambiente ed emozioni e fa differenza nelle sue manifestazioni somatiche tra emozioni negative o positive. Infatti, la tachicardia, l'orripilazione, le farfalle nello stomaco, le vertigini, etc., ci rendono consapevoli del nostro stato d'animo, ora di benessere e felicità, ora di sofferenza e disagio.
Come ricorda Damasio, ne L'errore di Cartesio:
"L'anima respira attraverso il corpo, e la sofferenza, che
muova dalla pelle o da un'immagine mentale, avviene nella carne".

La consapevolezza del nostro stato d'animo è il risultato dell'interazione fra il sistema limbico, la corteccia prefrontale e il tronco encefalico.

L'asfissia emotiva esprime la disgregazione fra una funzionale attivazione (eustress o stress positivo) e un eccesso di allerta, con comportamenti poco lucidi e controproducenti (distress o stress negativo), legati al persistere della condizione stressante.


Quando l'evento traumatico persiste nel tempo, come nel caso del Coronavirus, amplificato da un martellamento mediatico, informazioni scientifiche spesso dissonanti e manipolazioni politiche dequalificanti, noi abbiamo maggiori difficoltà a sopportare situazioni di allerta o tensioni.
In condizione di distress,
andiamo incontro a una disconnessione della comunicazione limbico prefrontale, l'emozione
negativa (nel caso del coronavirus rappresentato dalle pressioni legate
all'invasione patogena del virus e dalle prospettive incerte) non è elaborata
cognitivamente dalla neocorteccia. Si crea a livello limbico un ingorgo
emozionale che scatena le risposte psicosomatiche del tronco encefalico.

Asfissia Cognitiva
In condizioni normali, il cervello cognitivo, attraverso un checkup logico e razionale, esercita un controllo sulla pressione emozionale e istintiva. Quando il distress prende il sopravvento, prevale l'uso del pensiero logico che determina una disregolazione con il cervello emotivo e un'iperattivazione del tronco encefalico, determinando un'Asfissia Cognitiva. Nel caso dell'attuale epidemia da Coronavirus, la condizione di distress determinata dalla cognizione negativa elaborata dalla neocorteccia, è frutto di ragionamenti indotti prevalentemente da abuso d'informazione. Tale condizione determina un ingorgo cognitivo che rende difficile prendere decisioni, essendo prigionieri d'interminabili e dettagliate considerazioni, che ci fanno perdere la bussola emotiva di pertinenza limbica. Ne consegue la liberazione di risposte psicosomatiche del tronco encefalico.

Il ruolo svolto dai meccanismi cognitivi è molto articolato essendo strettamente correlato ai giudizi, alle convinzioni, alle previsioni sul futuro, al ricordo di esperienze passate, a tutte le spiegazioni soggettive che ci diamo delle cose e degli accadimenti del mondo. In tal senso ognuno di noi ha un ben definito stile cognitivo, che definisce il nostro mondo interiore, in modo tale che la mente conferma l'immagine precostituita che ha della realtà.

Così se entriamo in contatto con informazioni che contrastano con le nostre certezze e i nostri punti di vista, si crea una dissonanza cognitiva. Questa dissonanza può essere risolta abbandonando il nostro modo di pensare e cambiando idea, ma in caso di asfissia cognitiva tendiamo a ignorare o minimizzare l'informazione contraddittoria e restiamo ancorati alla posizione iniziale dei nostri punti di vista, producendo una vera e propria distorsione cognitiva. Le distorsioni cognitive sono responsabili di una rappresentazione della realtà che si nutre delle sue stesse certezze e sono al contempo espressione del bisogno di mantenere in ordine le nostre convinzioni.

Essendo così importanti e invadenti le distorsioni cognitive è utile analizzarle nello specifico.
Astrazione selettiva delle informazioni
è una conseguenza della tendenza della mente a soffermarsi prevalentemente, se non esclusivamente, sui fatti della realtà che confermano la personale visione del mondo. In concreto il soggetto mette in atto un processo cognitivo distorsivo, che non gli permette di comprendere la realtà nella sua interezza. Questo tipo di distorsione è abbastanza frequente nelle persone ansiose, le quali ogni qual volta si ritrovano a parlare con più interlocutori o ad ascoltarli, si lasciano prendere da un senso d'inadeguatezza e focalizzando l'attenzione su astanti distratti o annoiati, pur essendo questi minoritari rispetto agli altri presenti, sono portati a confermare di essere inadeguati e non all'altezza. Nel caso specifico del Coronavirus, ad esempio, l'evento ansiogeno può accrescere il senso d'ansia di base. Così di fronte ad un'informazione mediatica che focalizza l'attenzione sulla fragilità umana, l'impossibilità di controllare l'evento e quant'altro di disastroso possa essere comunicato, porta a sentirsi incapaci di fronteggiare la situazione e inadatti a potervi fare fronte.

Ipergeneralizzazione
è quella distorsione
cognitiva in cui, senza fondamento, ci si fa un giudizio generalizzato partendo
da uno o più particolari con caratteristiche simili. Chi ipergeneralizza, ha di
solito subito un forte trauma, una delusione sentimentale, un insuccesso, un
fallimento, ed è portato a usare modelli cognitivi che rispondono alle domande:
"Se è accaduto in quell'occasione, accadrà sempre", "Se è vero adesso, lo sarà
anche in futuro", "Nonostante l'impegno non c'è l'ho fatta". Chi ha questo
modello prevalente di distorsione cognitiva, vedrà negli accadimenti del
coronavirus il ripetersi distorsivo dei suoi precedenti incidenti, a
prescindere della situazione oggettiva.

Personalizzare
è quella distorsione
cognitiva in cui, per insicurezza, si tende a riferire a se stessi gli
accadimenti, potendo giungere perfino a pensieri paranoici del tipo "C'e'
l'hanno con me?", "Ho fatto qualcosa che li ha irritati?". Così può capitare
che qualcuno, di fronte ai tragici accadimenti del coronavirus, possa, in
maniera distorta, riferire tali eventi drammatici a se stesso elaborando un
senso di colpa, arrivando a conclusioni paradossali del tipo "Ho fatto qualcosa
per meritare tutto ciò".

Ragionamento emozionale
è quella condizione in cui
ragionando in modo emotivo, si tende a interpretare gli eventi e le
circostanze, più in funzione di ciò che si prova che in relazione ad una più
logica mediazione razionale. E' così facile che la pandemia coronavirus possa
portare a conclusioni tipo: "Andrà male, lo sento".

Ingigantire
è una distorsione cognitiva
che porta il soggetto ad esagerare i problemi al punto da catastrofizzare gli
accadimenti disperandosi e diventando incapaci di affrontare il problema. Di
fronte all'immane tragedia del coronavirus il pensiero distorsivo dominante
sarà del tipo: "Non ce la
farò mai!".

Minimizzare
è il polo opposto del
precedente errore cognitivo, è infatti il tipico atteggiamento di chi sminuisce
e sottovaluta gli accadimenti, col finire nel non assumersi la responsabilità
delle proprie azioni. Così all'opposto della precedente distorsione il pensiero
dominante sarà del tipo: "C'è la farò perché non è una situazione così grave".

Pensiero dicotomico o polarizzato
è tipicamente legato al
pregiudizio, perché frutto della semplificazione (tutto o nulla, giusto o
sbagliato, buono o cattivo, bello o brutto), della necessità di categorizzare i
bisogni, i sentimenti, le motivazioni e le azioni umane, con lo scopo di ridurre
la realtà a un'immagine composta di due sole possibilità. Nel caso del
coronavirus le persone danno risposte del tipo: "Ci finirà male", "Andrà tutto
bene ci salveremo".

Lettura del pensiero
è il tentativo di soddisfare
il bisogno di prevedere il comportamento del prossimo, si corre il rischio di
confondere la realtà con l'immaginazione, giungendo a false conclusioni. Nella
situazione del coronavirus è la tipica posizione dei complottisti, ma anche
delle persone sospettose in genere.

Bias
sono processi del pensiero che
hanno lo scopo di rendere l'individuo cieco rispetto a certe informazioni,
comportandosi da disfunzioni di giudizio. Sono scorciatoie del pensiero per
favorire rapidità e frugalità decisionali, che portano però a errori
sistematici nel momento in cui occorre prendere decisioni in condizioni di
incertezza.

I bias si distinguono in cinque gruppi fondamentali di pensiero:
Ancoraggio: sono bias dovuti all'euristica dell'ancoraggio e rispondono alla tendenza dei soggetti a essere influenzati da un valore numerico di riferimento.
Costo: considerano il valore dei costi o delle perdite, maggiore di quanto in realtà siano.
Desiderio: si caratterizzano per l'influenza del desiderio nei processi decisionali.
Framing: sono caratterizzati dall'influenza del contesto nei processi decisionali.
Rappresentatività: in ambito decisionale questi bias si caratterizzano per la violazione di regole probabilistiche a favore delle opzioni più rappresentative e più mentalmente disponibili.
Le distorsioni cognitive e
di giudizio possono anche comparire, in maniera in parte prevalente, nello
stesso individuo simultaneamente.

Cortocircuito emozionale
Quando si attraversa un periodo di crisi, di vuoto
esistenziale, qual è quello di questo momento storico, dove lo tsunami del
coronavirus ci ha investito violentemente, ci si sente intorpiditi, ripiegati
su noi stessi, poco inclini a metterci in gioco, prigionieri dei nostri
esasperati ragionamenti. I nostri entusiasmi si sono spenti, ci sentiamo
appiattiti nel nostro tran tran quotidiano, schiacciati dalle delusioni, dai
fallimenti, dai lutti, dalle disavventure, dagli sbandamenti, dalle
insoddisfazioni, e abbiamo deciso di non reagire, tiriamo tutti a campare.

Quando le nostre vite sono sclerotizzate dai conflitti e dalle frustrazioni esistenziali in cui ci dibattiamo, siamo tormentati dal proiettarci nel passato, origine dei nostri disagi, e nel futuro, carico di ansie e preoccupazioni, diventiamo incapaci di vivere appieno il nostro presente. Viviamo razionalmente immersi in queste domande contrastanti, dimentichiamo chi siamo e precipitiamo, progressivamente, verso una perdita di senso e di significato che ci rende inadatti a sopportare e a dare valore alla nostra sofferenza.

In queste circostanze, il disagio esprime un mal funzionamento dell'equilibrio tra la parte razionale e quella inconscia, per cui non riusciamo a vivere il presente, fatto di emozioni e vissuti di prevalente appannaggio della nostra parte inconsapevole. Le emozioni si accompagnano a reazioni psicofisiche che si attivano all'interno del corpo e della mente dell'individuo, mentre accoglie, elabora e reagisce alla moltitudine di eventi e situazioni in cui quotidianamente è immerso.

Il che vuol dire, che nella gestione delle emozioni, le quali si palesano attraverso reazioni psicofisiche, sono coinvolti i due emisferi cerebrali: il sinistro, logico-analitico, e il destro, immaginativo; il primo, sede della coscienza razionale, il secondo, casa dell'inconscio. Le connessioni tra queste strutture rendono possibile le finezze e la complessità della vita di relazione, per cui, quando il funzionamento dell'equilibrio tra la nostra sfera conscia e quella inconscia è compromesso emergono disagio e sofferenza.

Questo mal funzionamento, non dipende solo da un'inefficiente comunicazione tra i due emisferi, ma anche, e principalmente, dalla competizione che si viene a creare tra il cervello cognitivo - razionale e immaginativo, di competenza dei due emisferi, e quello emotivo, gestito da una nobile parte del cervello, il sistema limbico. Quando essi cooperano, il nostro rapporto con gli altri e con il mondo è ottimale: il cervello limbico emotivo ci fa capire cosa vogliamo vivere, quello cognitivo come vogliamo vivere, l'integrazione tra essi ci mette nella consapevole condizione di capire chi siamo, dove siamo e cosa vogliamo fare, dando significato alla nostra vita. Cosicché quando siamo particolarmente vulnerabili, perché invischiati in una crisi esistenziale, viviamo proiettati nel passato, prigionieri di ricordi negativi, di precedenti fallimenti, di ciò che è andato storto, dei nostri traumi emotivi. Vittime di questo corto circuito emozionale, precipitiamo in una paralisi esistenziale, perdiamo l'opportunità di cogliere le sfumature positive del qui e ora, non cogliamo l'attimo fuggente, stiamo male e pensiamo di non essere capaci di trovare una via d'uscita.

Stress da Coronavirus e sua gestione
Di fronte a un forte stress mettiamo in atto risposte che hanno un valore adattivo e ci permettono di affrontare la situazione al meglio. La paura non è di per sé una risposta negativa della nostra mente, essa, in condizioni normali, va considerata come una risposta di allarme indispensabile a mettere in atto le successive fasi di attacco o fuga. Se la paura persiste, il passaggio da una condizione di eustress a quella di distress diventa molto probabile.

Nel corso dell'attuale epidemia da coronavirus, giocano un ruolo fondamentale nel mantenere uno stato di paura protratto nel tempo, diversi fattori precipitanti la condizione di distress:
- La molteplicità d'informazioni e di disposizioni governative, spesso dissonanti e frutto di modelli comunicativi poco rigorosi se non addirittura confusivi o poco attendibili.
- La restrizione della libertà di movimento, che genera frustrazioni e conflitti relazionali, per via dell'isolamento e del distanziamento sociale.
- La percezione che i beni di prima necessità possano scarseggiare.
- La paura stessa dell'infezione, del possibile contagio, della conseguente patologia con il suo carico d'incertezze, che va dal potersi presentare in maniera asintomatica fino a potere determinare gravi stati d'insufficienza respiratoria con possibile morte.
- La personalità di base e l'individuale stile
cognitivo.

Il conseguente stato di distress che si determina, può comportare l'insorgenza d'irritabilità, aggressività verbale, disturbi del sonno e della concentrazione, ansia, panico, deflessione del tono dell'umore, somatizzazioni, abbassamento delle difese immunitarie. Per altro, l'attuale situazione di lockdown, atta a limitare il contagio da coronavirus attraverso l'isolamento, costringendoci a interrompere le rassicuranti abitudini quotidiane, può creare un successivo stato di disorientamento e di disagio.

In queste circostanze è molto importante risvegliare la parte più profonda di noi, quella meno razionale, per accedere al nostro inconscio. Per farlo non è possibile usare un linguaggio logico e analitico, bisogna, piuttosto, riuscire a sollecitare le sensibilità e le emozioni di ciascuno di noi, cogliere l'opportunità di investire su attività, hobby, esercizio fisico e interessi capaci di sollecitare l'accesso alle nostre risposte emotive.

Quando siamo presi dal panico, noi non viviamo le emozioni per quello che esse sono e rappresentano, imprigionati nella rete dei nostri pensieri, finiamo con il rimanere attanagliati dalla paura, diventiamo confusi, ansiosi e impazienti, annegati nel rimpianto, in preda ai sensi di colpa, pieni di rabbia, frustrati e stressati.

In realtà, le emozioni sono una miscela di numerosi ingredienti che riguardano corpo, mente e spirito, cosicché, quando attiviamo emozioni positive e creative (la musica, le immagini mentali, le metafore, il cibo, il rilassamento, l'attività fisica, etc.), si liberano in ciascuno di noi risposte affettive, cognitive e comportamentali capaci di permettere la messa in moto dei nostri sentimenti e di convogliarli in azioni finalizzate.

Di fatto le emozioni sollecitano i cinque sensi e fanno si che le energie razionali, che ci appesantiscono emotivamente, siano disinvestite e canalizzate verso motivazione e passione, favorendo, così, risposte creative e innovative. Grazie a questo coinvolgimento fisico e mentale, si accede più facilmente alle risorse emotive ed è possibile favorire l'apprendimento di nuove esperienze capaci di lasciare in noi profonde tracce di positivi cambiamenti.

È indispensabile però, trovarsi in una condizione di disponibilità interiore in cui la razionalità è momentaneamente sospesa. Questa sospensione della realtà, può avvenire solo se si riesce a eludere la tendenza, innata in ciascuno di noi, di volgerci indietro pensando al nostalgico passato pieno d'inevitabili fallimenti o a proiettarci in avanti nell'incertezza e nell'angoscia del futuro. Così, vagando nel tempo la nostra mente non trova mai quiete ed è alla continua ricerca di evasione.

Grande insegnamento quello di vivere il presente, sospendendo il tempo e annullando le distanze, bisognerebbe imparare a vivere nel qui e ora, in una sensazione di assoluta quiete interiore, così da vivere consapevolmente ogni istante della nostra vita in modo amplificato e intenso. Vivendo così tutti i sensi sono coinvolti in sensazioni ed emozioni capaci di dare felicità e benessere e di trasmettere amicizia e appagamento. Solo nel qui e ora è possibile rendersi disponibili a vivere nuovi arrivi e non vecchie attese, magari ciò non ci impedirà di provare stress, ma potremo così attenuarlo limitandone gli effetti.

In concreto vediamo cosa e come possiamo realmente fare per attenerci a queste considerazioni, avendo sempre l'accortezza di riconoscere le proprie emozioni e vivere a pieno i nostri sentimenti, monitorando le conseguenti reazioni fisiche ed emotive, attenzionando i propri sistemi di reazione.
- Mantenere inalterato il ritmo sonno veglia e avere cura di una corretta alimentazione.
- Prendersi cura della propria persona, come siamo soliti generalmente fare quotidianamente, quanto non costretti a stare in casa.
- Attivare emozioni positive e creative con la musica, le immagini mentali, le metafore, il cibo, il rilassamento, l'attività fisica, la lettura, l'arte, gli hobby in genere, etc.
- Sapersi ritagliare uno spazio personale dove fare le attività proposte.
- Riflettere sul fatto che i giorni non sono tutti uguali, cercando di distribuire le suddette attività nella settimana.
- Sfruttare la tecnologia per continuare a mantenere i contatti sociali.
- Stabilire noi quando informarci e da quali fonti, evitando di ascoltare tutti i telegiornali, i talk show, i post ripetitivi dei social, avendo l'accortezza di verificare sempre le fonti e riconoscere le fack news.
- Evitare di rimanere imbrigliati nella rete dei media, magari in attesa di buone notizie, ma inevitabilmente investiti da un fiume in piena di giornalisti di parte, politici da avanspettacolo, virologi gli uni contro gli altri armati. L'effetto devastante sarà altamente confusivo e capace di trascinarci nel panico e nella desolazione, perché sentire parlare continuamente della situazione aumenta lo stress.
- Cercare di parlare con gli altri dei nostri e loro vissuti, riguardo all'evento traumatico, ma parlare anche di altro evitando di fossilizzarci.
- Nel parlare cerchiamo di farlo in maniera assertiva e chiara, perché la nostra eventuale comunicazione aggressiva o passiva, rende difficili le relazioni e aumenta lo stress in noi e negli altri, mentre la serena condivisione potrebbe sollevarci reciprocamente.
- Diamo la giusta importanza all'umorismo e all'ironia, magari reinterpretando in tal senso gli eventi stressanti, quasi a volerli ristrutturare positivamente.

Il fulcro centrale di queste considerazioni è l'amore, bisogna cercare di vivere il qui e ora all'insegna dell'amore, perché è questo il sentimento più forte per vincere la paura.
Questi
sentimenti contrastanti, amore e paura, hanno basi biochimiche funzionali a
livello dell'ipofisi. Questa ghiandola si compone di due parti, un'anteriore
detta adenoipofisi che secerne gli ormoni mestruali (FSH e LH), quello tiroideo
(TSH), la Prolattina e il cortisolo (ACTH) e una posteriore, la neuroipofisi
che secerne l'Ossitocina e l'ADH. E' molto interessante che l'Ossitocina sia
prodotta durante l'atto sessuale, il parto e l'allattamento, e per la sua
capacità di provocare piacere è chiamato anche ormone dell'amore, mentre l'ADH
ha funzione antidiuretica e trattiene i liquidi e poiché in pericolo o in pieno
conflitto tratteniamo acqua e uriniamo molto di meno, è chiamato ormone della
paura.

Ciò che è più affascinante è che poiché la neuroipofisi può secernere uno solo dei suoi ormoni, già fisiologicamente la risposta agli input può essere esclusivamente Ossitocina=Amore o ADH=Paura e quindi, questi due sentimenti, non solo sono contrastanti, ma anche incompatibili simultaneamente. Ecco perché è importante fare e vivere tutto con amore, che è la più importante forza per contrastare efficacemente la paura, per questo dobbiamo imparare a mettere da parte la paura di essere contagiati, anteponendo a essa la premura di fare di tutto per non contagiare gli altri.

Cosa ci lascerà in eredità la pandemia da Coronavirus
La
pandemia del Coronavirus è stata talmente improvvisa e veloce che non ha
lasciato tempo per adeguarsi, ciò cui stiamo assistendo, assomiglia a nulla che
abbiamo già sperimentato. A parte gli anziani ultra settantenni, la gran parte
di noi che non ha conosciuto la guerra, ha vissuto il terrorismo politico, lo
shock petrolifero, l'islamismo radicale, la crisi finanziaria. Abbiamo subito
traumi da questi nemici visibili e conosciuti, mentre oggi lo shock del
coronavirus è tale da sperimentare, per la prima volta, la paura di un nemico
invisibile, sconosciuto e subdolo, senza riferimenti su cui appoggiarsi.

E' proprio la paura dell'ignoto che può terrorizzare o lasciare attoniti in maniera più profonda e lacerante, perché noi conosciamo poco il virus, non abbiamo una terapia certa né un vaccino a oggi efficace, sappiamo che è molto contagioso, altamente infettante e pericoloso per la vita. In realtà il sapere queste cose, corrisponde più a un non sapere e queste incertezze generano un senso di minaccia e allerta.

Nella fase acuta dell'epidemia, se noi reagiamo con quegli accorgimenti suggeriti da mettere in atto, attraverso la fase di adattamento, potremmo gestire in una qualche maniera lo stress. Se cediamo invece alla paura, s'innescheranno a catena le condizioni di asfissia emotiva - cognitiva e il cortocircuito emozionale, con le conseguenze psicosomatiche già ricordate. I più deboli per altro, quelli già psicologicamente vulnerabili, avranno già in questa fase delle difficoltà di gestione dello stress. Queste considerazioni, ben fanno comprendere come in tempi medi lunghi e alla fine della fase critica, al superamento dell'epidemia, la situazione possa precipitare a sfavore dei più deboli e di quelli che a emergenza finita rischieranno il crollo post traumatico.

Il dato certo è che questa epidemia da Coronavirus, al pari di ogni trauma, cambia in profondità le singole persone e un intero popolo, rendendolo più fragile. Il virus ci cambierà per sempre, economicamente e socialmente, segnerà il nostro tempo come la spagnola, la poliomielite o la guerra e segnerà l'inizio di una nuova era.

La nostra idea del mondo dove pensavamo esistessero popoli più vulnerabili e culture nobili, quasi inattaccabili, cambierà perché scopriremo di essere tutti più fragili.
La paura della malattia ci avrà insegnato che la nostra innata tendenza a vedere gli altri diversi da noi e le distanze, che mettevamo tra noi e gli altri, si sono annullate.
Al contempo, come le grandi pandemie e la guerra hanno temprato le generazioni precedenti, anche il coronavirus lascerà segni di nuova consapevolezza.
Ci sembrerà finalmente lontana da noi, la vecchia politica fatta da potenti e poteri forti che hanno mostrato la loro estrema fragilità.
Non saremo più in balia di chi ci incuteva paura, quella che abbiamo provato è stata tanto grande, che gli spauracchi con cui i potenti e i poteri forti controllavano le nostre vite, ci farà un baffo.

In prospettiva futura bisognerà ricostruire partendo proprio dalla crisi.
La parola "crisi", deriva etimologicamente dal greco krino cioè separare, giudicare, valutare, e da qui bisognerà ripartire, sperimentando nuove capacità creative personali e sviluppando prodotti e modi di commercializzazione innovativi.
A
oggi comunque, il difficile momento appare a noi tutti come una faticosa
scalata di una montagna, ma rimanendo uniti come fossimo una cordata di
scalatori, arriveremo tutti in cima. Da li comincerà la discesa, in basso
potremmo di nuovo abbracciarci.

