Ho imparato a scrivere leggendo

02.04.2018

Se vuoi scrivere bene, mi disse anni fa un anziano professore di lettere, non devi dotarti di un metodo, aggiungendo dopo un lungo attimo di silenzio, dai spazio all'immaginario e prima leggi tanto.

Da piccolo non avevo molta voglia di leggere libri, ero la disperazione di mamma e papà. La casa era piena zeppa di librerie, tutti i generi di lettura erano ampiamente rappresentati, ma io non ne volevo proprio sapere.

Ancora oggi non so da cosa ciò sia dipeso, non ero neanche appassionato di fumetti, preferivo giocare con i soldatini di piombo o con le figurine Panini di calciatori. Poi improvvisamente intorno ai dieci anni la svolta, improvvisa, inaspettata, certamente comunque non occasionale.

A casa con noi vivevano le ziette, sorelle di mamma, per le quali, io, nelle loro mani, ero una sorta di nipotino giocattolo, con cui passare allegri e spensierati pomeriggi. Ricordo come se fosse oggi uno di quei fantastici pomeriggi, avrò avuto non più di 10 anni, lo ricordo con esattezza, perchè da li a poco avrei fatto il compleanno, e la zietta più piccola mi propose di raccontarmi una fiaba, prese tra le mani una delle sue bellissime raccolte di fiabe, arricchite da figurine che con certosina pazienza collezionava, e mi cominciò a raccontare visivamente la storia di Cenerentola.

Fu una esperienza che difficilmente scorderò, rimasi affascinato dalla storia, dai personaggi, e non solo dalle figurine colorate.

Nel Settembre di quell'anno facevo il compleanno e tra i vari regali, mi ricordo che qualcuno mi regalò un piccolo libriccino dal titolo "Il Piccolo Principe", pieno zeppo di figurine, con la copertina rigida.

Nei giorni seguenti lo lessi tutto d'un fiato, fu la svolta, da allora cominciai a divorare libri, li raccoglievo con amore, mi facevano compagnia, trascorrevo ore intere a leggere e riflettere.

Negli anni la mia raccolta di libri è cresciuta a dismisura, posseggo diverse librerie, una di vecchi testi nella cantina della casa dei miei genitori, ben due a casa mia, una terza, prevalentemente scientifica, in studio, e perfino una libreria digitale sul mio tablet, che all'occasione cammina sempre con me.

Amo chiamare i miei libri i miei amici, sapere di averli mi da un senso di serenità, sfogliarli e rileggerli mi da l'opportunità di scoprire sempre cose nuove.

Tra le pagine di un libro si trovano le occasioni per riflettere su di sé, per confrontarsi.

Leggere è utile anche per sviluppare risorse e abilità empatiche, per vivere meglio, per capire con più facilità le persone che ci circondano. Identificarsi con i personaggi di una storia aiuta a scoprire lati nascosti del carattere, a buttar fuori paure e ansie. Le storie dei libri ci aiutano a capire meglio gli altri e a conoscere meglio noi stessi. Leggere fa diventare più intelligenti ed è uno dei fattori protettivi più importanti contro l'invecchiamento del cervello. Leggere è un buon investimento per la propria salute.

Così la lettura cominciò a catturarmi sempre più, amavo quei romanzi in cui mostrare e raccontare si mescolano lungo la trama del racconto, che poi altro non è se non la storia del romanzo che si dispiega, tra le ali della fantasia, a partire dall'idea del racconto stesso.

Nel leggere pagine su pagine ero affascinato dai luoghi reali e fantastici in cui i racconti erano ambientati, mi appassionavo ai dialoghi dei personaggi, che vedevo come dentro un film, accanto a me, li sentivo parlare con gli occhi della mente, i personaggi buoni, quelli che fanno sempre le cose giuste, accanto a quelli grigi, torbidi, sempre invischiati in vicende poco chiare, che poi all'improvviso, in conseguenza di un evento sorprendente si redimono.

Dalla lettura alla scrittura il passo è stato breve, il piacere di scrivere è stata una scoperta legata alla mia attività di medico e psicoterapeuta. Per forza di cose mi sono ritrovato infatti a prendere nota delle storie dei miei pazienti, e mi sono così reso conto di come in tutte le loro esperienze, fosse possibile cogliere non solo il senso della loro sofferenza, ma anche tratti salienti della loro esistenza, la vita insomma sotto i suoi molteplici aspetti.

Per altro nella mia attività terapeutica, faccio grande uso delle metafore, e per usarle devo gioco forza anche scriverle. Mi sono così reso conto che scrivere era piacevole, andava oltre il lavoro, era un gesto, tecnico creativo, anche divertente e appagante.

Accanto alle storie che curano, così amo chiamare le mie metafore narrative, metto per iscritto le mie riflessioni, i miei punti di vista, anche molto brevi, e li raccolgo gelosamente, ho scritto anche dei racconti in stile psicologico, uno di essi è in procinto di essere pubblicato.

All'epoca non era possibile ancora a navigare su internet, ma già erano numerose le guide cartacee sulla scrittura creativa, oggi probabilmente ci troviamo di fronte all'ingordigia mediatica della creatività al servizio dello scrittore. La qual cosa mi lascia molto perplesso, perché è come se si volesse costringere la creatività a modello preconfezionato, il paradosso di un metodo creativo che non mi convince per nulla.

Così quando scrivo mi attengo a delle regole semplici: Parto sempre da un idea, mi faccio alcune domande e sviluppo la trama, ambiento il racconto e mostro quando la storia ha bisogno d'esser mostrata e narro quando la storia ha bisogno d'esser narrata, muovo con quanta più naturalezza possibile i personaggi. Quando scrivo lo faccio come se fosse sempre la prima volta, cercando di essere me stesso, scrivendo ciò che mi piace per il piacere di scrivere, sempre attento alla lingua ed alle regole di scrittura, disponibile a raccogliere le critiche.

Devo confessarlo ho imparato a scrivere copiando da quello che leggevo.

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