Il mito della mente

La parola "psiche", chiamata anche mente, anima, soffio, spirito, fa riferimento sia alle facoltà conoscitive, intellettive e razionali, come la coscienza, sia a quelle irrazionali, come l'istinto e l'inconscio, sia infine a quelle legate al concetto filosofico spirituale di anima.

Nella mitologia greca, Psiche era la più giovane e la più bella di tre sorelle, di una bellezza tanto grande e celestiale da suscitare la collera e l'ira di Venere, riconosciuta come la dea della bellezza estetica.

Venere per gelosia, decise di vendicarsi di Psiche e chiese ad Amore, uomo di umili condizioni, di aiutarla seducendola e facendo si che la giovane donna s'innamorasse di lui. Il dio dell'Amore, Cupido, appena vide Psiche, ne rimase affascinato, se ne innamorò perdutamente, e cominciò a corteggiarla al calare del sole, per non farsi riconoscere. Anche Psiche s'innamorò di questo giovane misterioso, così una notte, un po' per curiosità ed anche perché spronata dalle due sorelle, illuminò il viso di Amore con una lanterna mentre lui dormiva.

Sulla spalla di Cupido cadde una goccia di olio bollente dalla lampada di Psiche, così il dio dell'amore divino e del desiderio sessuale rimase deluso dal gesto di Psiche e l'abbandonò al suo triste destino. Psiche, disperata, iniziò a vagare alla ricerca del suo amato, arrivata al palazzo di Venere le chiese aiuto, la bellissima dea sottopose così la giovane, a quattro prove impossibili da superare.

La giovane Psiche, aiutata da essere divini, affrontò con coraggio le quattro prove superandole con successo.
La prima prova consisteva nel dividere un enorme mucchio di semi in vari gruppi omogenei, il tutto prima che Venere tornasse da una festa. Fu superata grazie all'aiuto di una formica che impietosita, con l'aiuto di altre compagne, riuscì a dividere tutti i semi in gruppi omogenei.
Nella seconda prova doveva prelevare e portare a Venere la lana di alcune pecore dal vello d'oro. Intervenne una canna che fermò Psiche, svelandole che quegli ovini erano belve feroci che avrebbero dilaniato il suo corpo, e le consigliò di aspettare la sera e di scuotere i cespugli per prendere la lana che vi era rimasta impigliata.
La terza prova consisteva nello scalare le ripidissime pareti di un monte e riempire un'ampolla con l'acqua di una fonte sacra. Fu un'aquila reale ad aiutarla, strappandole l'ampolla dalle mani e riportandogliela dopo averla riempita con l'acqua sacra.
Nella quarta prova doveva andare negli Inferi e chiedere a Proserpina di mettere in un vaso un po' della sua bellezza. Fu aiutata dai consigli di una torre parlante.

Alla fine, esausta nel fisico e nella mente, sciupata nella sua bellezza, decise di aprire il vaso per tornare ad essere bella come prima, pur sapendo che l'apertura dell'ampolla era assolutamente vietata, pena la morte.
Aperto il vaso, all'interno non trovò altro che un sonno profondo che la fece addormentare all'istante.
Amore,
preso dalla nostalgia per la propria amata, iniziò a cercarla finché non la
trovò adagiata a terra, la sollevò, rinchiuse il sonno nel vaso e la svegliò
pungendola con una delle sue frecce. Decise di portarla sull'Olimpo e chiese a
Zeus di farla diventare immortale. Zeus accettò e le fece bere un bicchiere di
ambrosia donandole l'immortalità, Psiche divenne la moglie di Amore, ebbero una
figlia, la chiamarono Voluttà.

La favola, come il resto de Le metamorfosi nel libro di Apuleio, ha un significato allegorico. (1)
Cupido,
identificato con il corrispondente greco Eros, signore dell'amore e del
desiderio, unendosi a Psiche, ossia l'anima, le dona l'immortalità.

Amore e morte sono aspetti salienti e fondamentali della storia dell'umanità, dove gli opposti s'incontrano in una profonda connessione e un'ambivalenza dominata da paradossi e contraddizioni.
L'amore è sofferenza e il pathos che ne deriva è come se acquistasse un senso per sopportare e convivere con le pene dell'amore, dando alla psiche una maggiore e sottile consapevolezza.
Attraverso
le esperienze dell'amore, l'anima impara a leggere i fenomeni psichici, dando
senso e significato simbolico agli eventi della vita, dove la meta finale è
rappresentata dalla morte, intesa metaforicamente come incontro con
l'esperienza trascendentale della trasformazione.

Il mito si fa così simbolo del rapporto tra personalità e anima, l'anima è Amore e la personalità è Psiche, che alla fine conquista l'immortalità fondendosi con l'Anima.
Questi
aspetti psico somatici spirituali attengono da una parte alla filosofia e alla
spiritualità, che si rivolge prevalentemente agli aspetti trascendentali,
dall'altra alle neuroscienze, insieme di saperi e conoscenze che studiano i
processi neuropsicologici nelle loro componenti consce e inconsce, il
comportamento umano individuale e di gruppo, e i rapporti tra il soggetto e
l'ambiente.

1) Apuleio
Metamorfosi 2006 Mondadori
