Sessualità, eros e amore

La sessualità umana, a differenza dell'animale, assegna alla relazione sessuale, valori simbolici che vanno oltre il semplice congiungimento carnale.
L'affettività e la sessualità raccontano il bisogno di essere in relazione con l'altro e portano in sé la sfida della generatività e del fare famiglia, dove il matrimonio, la paternità e la maternità, sono i mattoni fondanti della vita sociale e del bene comune.
La sessualità, espressione vitale dell'essere umano, è un fenomeno complesso che vede coinvolte influenze psicologiche, biologiche e culturali.
La cultura e la società dei nostri tempi, con i mass-media imperanti, offrono una informazione spersonalizzata della sessualità, dove prevale un distorto concetto individualista di libertà, se non addirittura un esaltazione dell'aspetto ludico di essa.
Vengono scotomizzate le diverse tappe di formazione e di evoluzione dei giovani, privando di contenuti i valori fondati sulla vita, sull'amore umano e sulla famiglia.
In realtà la sessualità è una componente fondamentale della personalità, un suo modo di essere, di manifestarsi, di comunicare con gli altri, di sentire, di esprimere e di vivere l'amore umano.
Amore inteso come dono di sé, del corpo dell'uno in quello dell'altro, in una relazione in cui si iscrive la mascolinità e la femminilità della persona.
Così il corpo umano con la sua
sessualità e la sua mascolinità e femminilità, oltre ad essere sorgente di
fecondità e di procreazione, racchiude in se la capacità di esprimere quell'amore
nel quale, la relazione reciproca uomo-donna, diventa dono di se, che da senso
e significato alla vita.

La natura bio psicologica del sesso
La maggior parte degli studiosi ha più volte messo in evidenza la molteplicità degli aspetti che concorrono, fin dalla nascita, nel determinare il sesso dal quale siamo attratti. L'identità sessuale è costituita da tre distinte componenti: il sesso biologico, il genere, l'orientamento sessuale.
Il sesso biologico
Con esso s'intende l'appartenenza biologica al sesso maschile o femminile che è determinata dai cromosomi sessuali. E' indubbio che le caratteristiche dei due sessi dipendono da fattori genetici e cromosomici e non interessano soltanto gli organi genitali e il corpo ma anche la struttura e le funzioni del cervello.
La differenziazione sessuale è il processo attraverso il quale gli individui sviluppano corpi e comportamenti o maschili o femminili. Il sesso nei mammiferi è determinato al momento del concepimento, quando uno spermatozoo penetra l'uovo e offre un cromosoma Y o X. Il maschio è eterogametico perché ha due cromosomi diversi (XY), mentre la femmina è omogametica perché ha due cromosomi uguali (XX).
Nelle fasi iniziali dello sviluppo ciascun individuo ha un paio di gonadi indifferenziate.
La determinazione sessuale, cioè i primi eventi che decidono se l'individuo diventerà maschio o femmina, inizia con l'espressione o non della proteina Sry, prodotta dalla gonade indifferenziata alla presenza del gene Sry, contenuto nel cromosoma Y.
Con la produzione della proteina Sry la gonade indifferenziata si trasforma in testicolo; in assenza della proteina Sry la gonade indifferenziata si trasforma in ovaia.
I testicoli in sviluppo producono diversi ormoni, mentre le ovaie inizialmente producono pochi ormoni. Se le cellule dell'embrione ricevono gli ormoni testicolari, cominciano a sviluppare caratteri maschili; se le cellule non sono esposte agli ormoni testicolari, sviluppano caratteri femminili.
Quindi, il ruolo dei cromosomi è
quello di determinare il sesso delle gonadi, mentre gli ormoni delle gonadi poi
guidano la differenziazione sessuale del resto del corpo.

Il genere
Indica il persistente senso di sé come maschio o come femmina, è la percezione della propria femminilità o mascolinità, ciò che una persona dice o fa per indicare a sé e agli altri il suo grado di mascolinità o femminilità. E' quindi l'espressione esteriore dell'identità di genere, che riflette gli stereotipi dominanti in una determinata cultura, società e periodo storico. Sembra essere una caratteristica stabile della personalità, la cui consapevolezza risale all'infanzia.
I disturbi dell'identità di genere sono sindromi dalle cause incerte a confusa valenza biologica, psicologica e sociale, che hanno una incidenza di uno su 9 mila casi
Da un punto di vista biologico
particolare importanza ha la disforia di genere, che contempla patologie della
differenziazione sessuale - circa un neonato su 5 mila - per cui gli organi
genitali non risultano pienamente sviluppati o presentano gravi difetti nello
sviluppo anatomico. In alcuni casi si può risolvere chirurgicamente, in altri
le complessità sono tali da rendere necessari accertamenti cromosomici e
ormonali accurati. I pochi pediatri esperti di queste patologie non esitano a
definirle "malattie rare".

L'orientamento sessuale
L'orientamento sessuale, inteso come orientamento comportamentale, attitudinale, ludico, esperenziale e sessuale, comprende disposizioni affettive (insieme di sensazioni e preferenze) e sessuali (insieme di pratiche e atti sessuali). E' il risultato dell'interazione di fattori biologici, genetici, ambientali e culturali e permette lo svilupparsi delle differenze, in base a processi di apprendimento ed eventi di vita. E' anche espressione delle emozioni, dei comportamenti e delle funzioni cognitive, che sono diverse nei due sessi, sia per le differenze a livello cerebrale, sia perchè gli ormoni, maschili e femminili, regolati e rilasciati dall'ipotalamo, agiscono sul nostro comportamento in maniera differente.
La ricerca di Allen L.S.; Hines M; Shryne J.E.; Gorski RA (1989). "Two sexually dimorphic cell groups in the human brain". J Neurosci. 9 (2): 497-506. PMID 2918374, ha evidenziato che l'ipotalamo è soggetto a nette differenze tra maschi e femmine, così l'area preottica contiene un nucleo - INAH-3 - che è più grande negli uomini che nelle donne ed è anche più grande negli uomini eterosessuali che negli uomini omosessuali..
E' bene sottolineare che questa differenza può essere primaria, ma dipendere anche da esperienze e fattori ambientali, come dire che è possibile che le esperienze sociali influiscano sullo sviluppo dell'INAH-3 (plasticità del cervello), per determinare più tardi l'orientamento sessuale.
Gli studi del prof. Simon Baron-Cohen dell'Università di Cambridge e membro del Trinity College, su bambini neonati (quindi con la certezza di non aver ricevuto alcun condizionamento ambientale di tipo culturale) sono stati pubblicati nel 2000 sulla rivista peer review Elsevier nell'articolo "Sex differences in human neonatal social perception". I risultati non lasciano spazio a dubbi: esistono caratteristiche innate (con una irriducibile componente biologica) e diversificate nei cervelli dei bambini maschi e femmine.
Il prof. Trond Diseth, dell'Oslo University Hospital, lavorando con bambini che presentano deformazioni ai genitali ha elaborato un test per verificare le scelte riguardo ai giocattoli riscontrando che fin dall'età di nove mesi esse sono differenziate tra maschi e femmine. Con il suo lavoro, pubblicato su Pub Med, Diseth conclude che i bambini nascono con delle differenze innate che l'ambiente può successivamente rafforzare o diluire.
Sulla rivista accademica, che si occupa dello sviluppo cognitivo nel periodo dell'infanzia, Infant and Child Development, è uscito un articolo della dott.ssa Brenda K. Todd, docente e ricercatrice presso la City University di Londra. La ricercatrice studiando bambini molto piccoli dai 9 ai 32 mesi è giunta a confermare che le differenze tra maschi e femmine si manifestano "anche" nella scelta dei giochi fin dalle prime fasi dello sviluppo della persona.
La prof. Anne Campbell dell'Università di Durham, partendo da un approccio evolutivo giunge alla conclusione che il cervello maschile e femminile devono essere diversi perché l'evoluzione darwiniana non può che averli selezionati secondo caratteristiche differenti.
La tesi, esposta nel libro "A Mind
Of Her Own-The evolutionary psychology of women" pubblicato dall'Oxford
University Press, conclude che se è vero che esistono "intersezioni" di
interessi tra i sessi, è vero anche che esistono caratteristiche "tipiche"
legate a geni selezionati dall'evoluzione.

Gender
Assodato quindi che il sesso è un dato biologico e naturale e il genere un dato psicologico e socio-culturale, le considerazioni finora fatte confermano come aspetti apparentemente contrastanti siano invece elementi integranti dell'essere umano ed in quanto tali, non scindibili e separatamente conciliabili.
Di contro i sostenitori della teoria Gender separano l'aspetto sessuale da quello di genere, considerando arbitrariamente il primo il sesso con il quale nasciamo, il secondo il genere che diventiamo. Secondo tale teoria non si è uomini e donne perché nati con certe identità psicosomatiche, ma lo si è solo se ci si riconosce come tali. Non ci sono maschi e femmine ma uomini, liberi di assegnarsi autonomamente il genere che percepiscono al di là del loro sesso naturale.
L'identità sessuale, secondo tale teoria, non viene stabilita dalla natura e dal dato biologico ma dalla soggettiva percezione di ciascuno, libero di assegnarsi il genere percepito e orientare la propria sessualità secondo i propri istinti e le proprie pulsioni.
Premesso che non esistono teorie scientifiche a favore di questa teoria, basti citare i lavori di Allen, Cohen, Diseth, Todd, Campbell, più che parlare di una "teoria del gender", che di fatto scientificamente non esiste, sarebbe più corretto parlare di una ideologia gender in riferimento all'insieme di tutti quei rami di sociologia, antropologia e psicologia noti come gender studies, che si sono sviluppati nel corso degli anni.
Le premesse teoriche di questa ideologia trovano le loro fondamenta nelle idee espresse da Friedrich Engels (1820-1895) nella sua opera pubblicata nel 1884, "L'origine della famiglia, della proprietà privata e dello Stato". In quest'opera il filosofo tedesco parla della prevaricazione sulla donna come la massima espressione della lotta di classe nella sua forma originaria, e sostiene che nella storia si è passati, da un sistema matriarcale originario ad un sistema patriarcale, che ha alienato la donna dai suoi diritti.
Marx e il comunismo permetteranno il superamento di tale situazione di asservimento della donna, mediante la liberazione dalla schiavitù familiare, materna e domestica, sminuendo il ruolo della famiglia naturale, considerata gabbia insopportabile per la donna, e privilegiando l'affermazione dell'amore libero e dell'uguaglianza totale tra i sessi, abolendo tutte le differenze tra uomini e donne.
Questa alienazione dei ruoli maschili e femminili, strettamente correlati al nucleo fondante della famiglia naturale, viene ulteriormente esasperata da Freud e dalla Psicanalisi. Se per Marx la morale e la famiglia sono "sovrastrutture" dei rapporti economici, per Freud l'unica realtà è l'"inconscio", che coincide con l'istinto sessuale e che occorre "liberare" dalla morale.
Arriviamo così ai giorni nostri, passando dalla rivoluzione del 68' strettamente legata ai temi suddetti, oggi prevale il dominio di una ideologia relativista che respinge i valori assoluti al punto da fare dire a Cathrine Egeland, ricercatrice di genere sempre in prima linea: "Credo che le scienze sociali dovrebbero sfidare un pensiero che si basa sul dire che le differenze sessuali sono biologiche".
Come dire: poiché è assodato che il sesso è un dato biologico e naturale, per giustificare la teoria di genere, superiamo il pensiero scientifico, dando priorità alle scienze sociali.
Partendo da questo presupposto, i teorici del gender negano l'esistenza di una "legge naturale" fissa e immutabile, per la quale ciascuno di noi nasce maschio o femmina ed ha la propria sessualità biologica, definita attraverso il sesso genetico e il sesso gonadico.
Così l'ideologia del gender capovolge e nega la normalità e la legge naturale spianando la strada a qualsivoglia punto di vista personale e prevalentemente privo di validità scientifica.
Ciò che più preoccupa è che lo fa in maniera ideologicamente aggressiva, imponendo la propria visione in maniera totalitaria, dove le lobby di riferimento agiscono con una preoccupante escalation di intolleranza nei confronti di coloro che la pensano diversamente, secondo scienza e natura.
Fa sorridere e al contempo allarma, il paradosso che una ideologia relativista che respinge qualsivoglia valore assoluto, reclamando il riconoscimento dei propri diritti in nome del principio di non-discriminazione, tende ad imporre i propri principi, apparentemente insindacabili, senza discussione alcuna. E per raggiungere questo obiettivo rivoluzionario, usa tutti i mezzi possibili, avendo accanto un un sistema mass mediatico compiacente, e mettendo in campo strategie con cui propone e impone il suo pensiero unilaterale non solo nelle legislazioni nazionali ma financo nei programmi educativi scolastici.
Ciò non implica che le differenze
di genere siano incompatibili con la parità tra i due sessi, ma ritenere che la
parità sarebbe negata dal riconoscere che esistono differenze biologiche, come
sostengono i fautori delle teorie del gender, è una banalizzazione che va
evitata. Educare alla parità non implica necessariamente negare le differenze.

Omosessualità
Strettamente legato e interdipendente alla ideologia Gender, anche se antropologicamente antecedente, è la variante dell'orientamento sessuale che comporta l'attrazione sentimentale e/o sessuale verso individui dello stesso sesso.
Nel tentativo di dare validità biologica all'orientamento sessuale, numerosi sono stati i tentativi di dare risposte in tal senso, preferendo la validazione genetica su tale orientamento.
Un ipotesi, ormai retrodatata e messa in discussione, sulle cause dell'orientamento sessuale, è quella immunologica di Blanchard, pubblicato in uno studio su The Journal of Theoretical Biology nel 1996. Secondo questo autore vi sarebbe una reazione della madre nei confronti di antigeni presenti nei feti di sesso maschile, per cui la memoria immunologica accentuerebbe la reazione dopo ogni gravidanza maschile, riducendo il processo di mascolinizzazione cerebrale nel feto durante la fase critica dello sviluppo.
Assai discutibile anche il contributo a livello di analisi genetica dell'omosessualità maschile, fornito da Dean Hamer, scienziato dei National Institutes of Health (NIH), in Illinois, che ampliò il respiro delle ricerche precedenti partendo da un'indagine familiare.
Lo studio di Hamer sollevò molti dubbi all'interno della comunità scientifica: il campione preso in esame dallo scienziato appariva esiguo per fornire una tesi certa. Inoltre, gli studi sull'attendibilità e sulla riproducibilità della ricerca diedero risultati contrastanti, inducendo molti a dubitare sulla veridicità di quanto scoperto dallo scienziato.
Gli studi di Hamer, che oggi ha abbandonato la carriera da ricercatore per dedicarsi alla produzione di documentari, furono ripresi da molti colleghi tra i quali Michael Bailey e Alan Sanders, che utilizzando la tecnica del linkage genetico, confermarono la tesi di Hamer. La tecnica utilizzata da Bailey e Sanders è considerata ormai obsoleta ed ha lasciato posto alla Genome-wide association (Gwa), in grado di indagare i geni di diversi individui di una stessa specie per rilevarne le variazioni, e di associare la differenza osservata con un tratto particolare.
Altri scienziati per altro, quali per esempio Neil Risch, genetista della California University, non hanno riscontrato collegamenti significativi rispetto alle osservazioni di Bailey e Sanders e, ancor prima da Hamer.
Gli scienziati invitano alla cautela, sottolineando che un determinato orientamento sessuale di natura eterogenea in senso omosessuale non possa in alcun modo essere attribuito esclusivamente a fattori genetici.
Alla luce delle considerazioni fin qui fatte è azzardato attribuire l'omosessualità a fattori biologici, mentre più incidenti in tal senso sembrano essere le influenze socio ambientali, capaci d'influenzare biologicamente la plasticità neuronale e conseguentemente l'orientamento sessuale.
L'omosessualità può in tal senso essre espressione di comportamenti psico comportamentali reiterati nel tempo e così schematizzabili:
Come "fase di apprendimento", finalizzata all'acquisizione della pratica sessuale eterosessuale. Questo spiegherebbe perché risulta essere più frequente negli individui giovani.
Come "risultato dell'imprinting nella sfera sessuale". Un animale potrebbe nascere senza preferenze sessuali ed aver bisogno di una forma di imprinting. Esperienze precoci con partner dello stesso sesso potrebbero favorire una preferenza omosessuale
Come "imitazione del comportamento eterosessuale" e finalizzato al comportamento eterosessuale. In questo modo l'individuo potrebbe stimolare sessualmente individui del sesso opposto
Quando una persona si sente ingabbiata in un sesso biologico che avverte diverso rispetto a quello psicologico, la legge italiana prevede la possibilità della cosiddetta "transizione sessuale", normata dalla legge legge 164 del 14 aprile 1982, che è un percorso di grande sofferenza perché investe, oltre a quelli organici, aspetti psicologici, etici, religiosi.
Si definisce transizione il percorso che porta un individuo a smettere di vivere il ruolo di genere relativo al sesso biologico di appartenenza per arrivare a vivere pienamente nell'identità di genere di elezione che può essere maschile o femminile. In Italia il termine è riferito solitamente all'iter che comprende:
Gli interventi fisici per adeguare il proprio viso ed altro alla percezione che si ha di sé (interventi "naturali", ormonali e/o chirurgici).
Tutto il percorso legale e burocratico per ottenere il cambio anagrafico e, di conseguenza, sui documenti.
Fino a pochissimi anni fa un Centro d'eccellenza come quello di Niguarda trattava poche decine di casi l'anno, oggi le richieste sono decuplicate e, purtroppo, i giovanissimi sono in prima linea. Ciò è dovuto non ad un reale aumento d'incidenza biologica del disturbo, quanto piuttosto ad una sfrenata corsa alla fluidità sessuale, legata alle suggestioni alle teorie del gender e a spesso trascurate o sottovalutate sofferenze psichiche adolescenziali, che i giovani adulti si illudono di risolverle con la "transizione sessuale", quasi a volere significare che il confermarsi di una ideologia, quella gender appunto, possa giustificare un lecito orientamento.
Preoccupa una recente scelta legislativa secondo cui L'Agenzia italiana del farmaco sta per dare il via libera all'utilizzo ordinario della triptorelina per i disturbi della cosiddetta disforia di genere. Quando il provvedimento sarà pubblicato in Gazzetta Ufficiale, l'utilizzo del farmaco sarà a carico del Servizio sanitario nazionale. Vuol dire che un trattamento di sei mesi - il minimo per ottenere gli effetti desiderati - costerà 1.152 euro.
La triptorelina è una molecola sintetica che, se somministrata in modo prolungato, inibisce l'ormone che regola le funzioni testicolare e ovarica
Dirimente è in tal senso la
dichiarazione di Maurizio Bini, ginecologo e andrologo che da anni dirige
l'ambulatorio per la "transizione di genere" dell'Ospedale Niguarda
di Milano - oltre al Centro per la fertilità. «Lavoro in questo settore da
trent'anni e ho trattato migliaia di casi. Ebbene, in una sola occasione ho
ritenuto in coscienza di fare ricorso a questo farmaco. L'utilizzo della
triptorelina è così delicato che, con i direttori degli altri tre centri
lombardi di interesse nazionale abbiamo deciso di farvi ricorso solo dopo un
consulto comune. Nessuno può prendersi da solo la responsabilità di bloccare lo
sviluppo sessuale di un adolescente se non per motivi davvero gravi e
importanti».

Sesso, eros, amore
Leggendo tra le righe le cose fin qui scritte noteremo come l'esperienza della sessualità umana può essere osservata da tre angolazioni diverse; biologica, simbolica e affettiva.
Il sesso nella sua fisicità e biologicità, rappresenta il livello dinamico-istintuale, lo spazio del congiungimento carnale, iscritto nella organicità fisiologica della diade uomo donna, nati con determinate caratteristiche morfologiche, capaci di modellare abilità cognitive e psico-emozionali in senso femminile o maschile.
L'eros, da non confondersi con l'erotismo spesso sinonimo di pornografia, è il primo livello simbolico, che trascende la mera corporeità e carnalità, arricchendosi di proiezioni metaforiche creative, quali il desiderio allusivo, la passione, la tenerezza, il fascino, l'attrazione, la fantasia, la seduzione.
L'amore è il terzo livello che non solo ingloba in sé e trasfigura i due precedenti livelli, ma va oltre perché conduce alla comunione ed al dono reciproco di sé. Così al sesso meccanico, si associa lo sfarfallio creativo dell'eros che sboccia nella donazione d'amore, trama completa e autentica della sessualità umana.
Quando questa triade si scinde e si ferma al primo o al secondo livello, si determina una incompiutezza, che sfocia nella pienezza non raggiunta, nell'appagamento transitorio e fugace, nella lussuria.
L'espressione lussuria è formata dalle parole lusso - esagerazione - e lussazione - deformazione o divisione. La lussuria perverte l'armonia unitaria della triade e frammenta la creatura umana, privilegiando la carnalità istintiva reiterata, privandola di qualsiasi valore aggiunto, privilegiando la spontanea e immediata fruibilità di una sessualità pulsionale e falsamente celebrata come liberazione da tabù oppressivi e repressivi. Lussuria designa qualche cosa di esagerato, di parziale, di deformato e il lussurioso si concentra solo sul corpo o una parte di questo, negando l'interezza del partner. Si privilegia il corpo, che viene oggettivato ed i particolari erotici esteriori si focalizzano su una seduzione fine a se stessa, a discapito della più costruttiva intesa psicologica e affettiva. La lussuria sottende la paura del confronto con l'altro, e nel tentativo di arginare quest'ansia il disordinato appagamento collima con una conquista oggettuale da possedere, in quantità via via crescente, moltiplicando le esperienze, privilegiando il sesso virtuale via internet.
Si concretizza così una riduzione del dialogo amoroso che esita in semplice acquisto e possesso dell'altro, di oggetti manipolabili, meno impegnativi del confronto interpersonale, perché l'uomo e la donna non sono organi sessuali meccanici in azione, ma persone che col corpo devono non solo consumare ma comunicare la loro umanità.
Si arriva così progressivamente all'ostentazione della nudità resa pubblica attraverso le immagini di televisione e cinema, al punto di rendere pubblico e di proprietà comune ciò che dovrebbe essere personale e privato.
Questa esplosione mirabolante e
pirotecnica di disordinata sessualità, non integrata da un tessuto di passione,
di tenerezza, di amore, porta progressivamente alla solitudine ed al vuoto
esistenziale.

Educare all'amore vero
Anders Nygren, teologo svedese, in un suo studio "Eros e Agape", designa con il primo termine il possesso e la tendenza alla conquista dell'altro, con il secondo la donazione reciproca libera e gioiosa che crea, riconosce ed amplifica il valore reciproco dell'altro.
L'amore dell'agape, si realizza tra un uomo e una donna che si donano nella totalità, secondo la propria mascolinità e femminilità, fondando quella comunione finalizzata al concepimento, alla nascita e allo sviluppo della vita umana.
Quando invece manca il senso e il significato del dono nella sessualità, alle persone si sostituiscono gli oggetti e il sesso diventa lussuria, uso delle cose, finalizzato alla costruzione di una vacua civiltà del godimento.
Bisogna
tuttavia riconoscere che ci troviamo di fronte ad una vera rivoluzione sociale
con aperture sempre più ampie a realtà che si discostano dalla relazione di
amore così come è stata descritta. Non bisogna cadere nel paradosso del
relativismo riduzionista e bisogna superare l'intolleranza generalizzata ed i
pregiudizi. In particolare bisogna sforzarsi di comprendere le ragioni di queste
nuove realtà, di chi vede nell'amore omosessuale e nelle relazioni
eterosessuali fuori dal matrimonio, forme lecite di affettività.
